The Venetian artist Jacopo Robusti is better known as Tintoretto, ‘the little dyer’, a sobriquet derived from his father’s role as a dyer of fabrics in the lucrative textile trade in Venice. Tintoretto had such a unique sense for contrasting colours and a way of using them that makes it fascinating to consider if his approach to art was influenced by his upbringing.
Tintoretto is the quintessential sixteenth-century Venetian artist. He was born in Venice and spent his entire life there, only once venturing beyond the Veneto. In his early sixties, he briefly visited nearby Mantua to install some paintings in the Palazzo Ducale that were commissioned by the ruling Gonzaga family. He died at the age of eighty-five after a long and successful career and is buried in his parish church, the Madonna dell’Orto in the north of Venice. Nine paintings by him, including collaborative works with his son Domenico and possibly with his daughter Marietta, still adorn its walls.
According to his early biographer, Carlo Ridolfi (1594–1658), writing long after the artist’s death, Tintoretto trained under Titian (1485/90–1576), but he supposedly clashed with his master and they soon parted ways. By the late 1530s he had established his own studio and from then on the two painters became great rivals. Tintoretto’s vigorous style and propensity for complex and dynamic compositions featuring extreme contrasts of darkness and light appears to be a deliberate departure from Titian’s relatively more conventional approach to painting. Such was the rivalry that, on occasion, not long after Titian revealed a work, Tintoretto would provocatively treat the same subject, inviting direct comparisons between the older and younger artists.
Tintoretto rose to become a leading painter in Venice at a time when the city was blessed with many outstanding artists, including the aforementioned Titian, Paolo Veronese, Paris Bordone, members of the Bassano family and Jacopo Palma il Giovane. He received prestigious commissions from church authorities, the many confraternities that were such a feature of Venetian life, private patrons and the state.
In 1567, Pietro Loredano (1481/82–1570), a member of one of the most distinguished and ancient families of Venice, was elected Doge, the title conferred on the head of the council of the Republic of Venice. It was customary for the new Doge to have his official portrait painted by the finest artist working in Venice. On this occasion, the honour fell to Tintoretto who produced the painting seen here.
Loredano wears the ceremonial robes of office, with the distinctive buttons on his cloak, and sports a unique hat, the corno dogale, that was worn only by the Doge and is based on a Phrygian cap. The work is just beyond a half-length and Loredano is standing, which animates the portrait.
Tintoretto was an exceptional portraitist who was adept at capturing the personality of his sitters. This work is painted with a very light and delicate touch, especially in the very expressive face. The kindly eyes and world-weary expression of the elderly Doge bespeak of a man with great wisdom, experience and benevolence, all qualities associated with Pietro Loredano and highly valued in Venice. His ermine cape is described with short, sharp, rapid brushstrokes which further energises the portrait. This fast but assured technique is a defining characteristic of Tintoretto’s style.
Tintoretto painted many portraits of Loredano, inserting his likeness into a number of works including large-scale scenes of ceremonies or celebrations presided over by the Doge, many of which are still in the Palazzo Ducale. No doubt due to the pressures of office, the Doge would have only sat a few times for just a single portrait, which Tintoretto would have used as the model to replicate his image. Tintoretto would have kept this crucial primary version in his studio specifically for this purpose. Loredano’s face in the NGV painting is so full of character and painted with such sensitivity that it was most likely painted from life. It is apparent that this work is the studio modello.
An x-radiograph of this work has revealed that subtle, yet impactful changes were made to Loredano’s posture and his clothing. The placement of the buttons has been altered as has the line of his coat, the positioning of his belt and the line of his neck and shoulders. In its initial state, the portrait was perhaps more formal, as Loredano was more upright and quite rigid whereas now his shoulders are more rounded; his pose seems relaxed and natural. Some buttons have been moved to the left and the belt is now higher which makes the Doge seem more portly. As to whether the adjustments were initiated by the artist, or at the request of the sitter to make his appearance more realistic rather than idealised or flattering is a matter of speculation. The fact that only the master of a studio would alter such an important painting further demonstrates that this is the studio modello. This turned out to be a stroke of good fortune, as Tintoretto’s official portrait of Loredano that hung in the Palazzo Ducale, no doubt modelled on this painting, was unfortunately destroyed by fire in 1577.
L’artista veneziano Jacopo Robusti è meglio conosciuto come Tintoretto, “il piccolo tintore”, un soprannome derivato dal lavoro del padre come tintore di tessuti nel redditizio commercio tessile di Venezia. Tintoretto aveva un senso unico per i colori contrastanti e un modo di usarli che rende affascinante considerare se il suo approccio all’arte sia stato influenzato dalla sua educazione.
Tintoretto è considerato l’artista veneziano per eccellenza del Cinquecento.
L’artista nacque a Venezia dove trascorse tutta la sua vita, avventurandosi solo una volta al di fuori dei confini del Veneto. Poco dopo aver compiuto sessant’annni, si recò brevemente nella vicina Mantova per installare nel Palazzo Ducale alcuni dipinti commissionati dalla famiglia regnante dei Gonzaga. Morì all’età di ottantacinque anni dopo una lunga e fortunata carriera e fu sepolto nella sua chiesa parrocchiale, quella della Madonna dell’Orto, nella zona nord di Venezia. Nove suoi dipinti, tra cui opere in collaborazione con il figlio Domenico e forse con la figlia Marietta, adornano ancora le pareti della chiesa.
Secondo il suo primo biografo, Carlo Ridolfi (1594–1658), che scrisse della vita dell’artista molto tempo dopo la sua morte, Tintoretto si formò sotto la guida di Tiziano (1485/90-1576), ma presumibilmente si scontrò con il suo maestro e le loro strade si separarono. Alla fine degli anni Trenta del Cinquecento aveva creato una propria bottega e da allora i due pittori divennero grandi rivali. Lo stile vigoroso di Tintoretto e la sua propensione per composizioni complesse e dinamiche, caratterizzate da contrasti estremi di buio e luce, sembrano essere un allontanamento deliberato dall’approccio relativamente più convenzionale alla pittura di Tiziano. Tale era la rivalità che, a volte, non molto tempo dopo che Tiziano aveva rivelato un’opera, Tintoretto trattava provocatoriamente lo stesso soggetto, invitando a un confronto diretto tra l’artista più anziano e quello più giovane.
Tintoretto divenne un pittore di spicco a Venezia in un periodo in cui la città era abitata da molti artisti di rilievo, tra cui il già citato Tiziano, Paolo Veronese, Paris Bordone, i membri della famiglia Bassano e Jacopo Palma il Giovane. L’artista ricevette incarichi prestigiosi dalle autorità ecclesiastiche, dalle numerose confraternite che caratterizzavano la vita veneziana, da committenti privati e anche dallo Stato.
Nel 1567, Pietro Loredano (1481/82–1570), membro di una delle più illustri e antiche famiglie di Venezia, fu eletto Doge, il titolo conferito al capo del governo della Repubblica di Venezia. Era consuetudine che il nuovo Doge facesse dipingere il suo ritratto ufficiale dal miglior artista operante a Venezia. In questa occasione, l’onore spettò al Tintoretto, che realizzò il dipinto che vediamo qui.
Loredano indossa gli abiti cerimoniali della carica, con i caratteristici bottoni sul mantello, e sfoggia un singolare cappello, il corno dogale, che veniva indossato solo dal Doge e che si rifà a un berretto frigio. L’opera ritrae poco più di un mezzo busto con il Doge Loredano che si trova in piedi, dando vivacità al ritratto.
Tintoretto era un ritrattista eccezionale, abile nel catturare la personalità dei suoi soggetti. Quest’opera è dipinta con un tocco molto leggero e delicato, soprattutto nel volto molto espressivo. Gli occhi gentili e l’espressione affaticata dell’anziano Doge fanno pensare a un uomo di grande saggezza, esperienza e benevolenza, tutte qualità associate a Pietro Loredano e molto apprezzate a Venezia. Il suo mantello d’ermellino è rappresentato con pennellate brevi, decise e rapide, che danno ulteriore energia al ritratto. Questa tecnica veloce ma sicura è una caratteristica distintiva dello stile di Tintoretto.
Tintoretto dipinse molti ritratti di Loredano, inserendo le sue sembianze in diverse opere, tra cui scene che ritraggono cerimonie di grandi dimensioni o celebrazioni presiedute dal Doge, molte delle quali si trovano ancora a Palazzo Ducale. Senza dubbio a causa delle pressioni della carica, il Doge avrebbe posato solo poche volte per un unico ritratto, che Tintoretto avrebbe poi utilizzato come modello per riprodurre la sua immagine. Tintoretto avrebbe conservato questa fondamentale prima versione nel suo studio proprio a questo scopo. Il volto di Loredano nel dipinto della NGV è così pieno di carattere e dipinto con tale sensibilità che molto probabilmente fu dipinto dal vero. È evidente che quest’opera rappresenta il modello di studio.
Una radiografia di questo lavoro ha rivelato che modifiche sottili, ma di grande impatto, sono state apportate alla postura e all’abbigliamento di Loredano. La posizione dei bottoni è stata modificata, così come la linea del cappotto, il posizionamento della cintura e la linea del collo e delle spalle. Allo stato iniziale, il ritratto era forse più formale, in quanto Loredano era più eretto e piuttosto rigido, mentre ora le sue spalle sono più arrotondate mentre la sua posa sembra rilassata e naturale. Alcuni bottoni sono stati spostati a sinistra e la cintura è ora posizionata più in alto, facendo sembrare il Doge più corpulento. Se gli aggiustamenti siano stati effettuati dall’artista o su richiesta del personaggio per rendere il suo aspetto più realistico piuttosto che idealizzato o lusinghiero è una questione di speculazione. Il fatto che solo il maestro di bottega avrebbe alterato un dipinto così importante dimostra ulteriormente che si tratta di un ritratto da utilizzare come modello. Questo si rivelò un colpo di fortuna, poiché il ritratto ufficiale di Loredano realizzato da Tintoretto e appeso a Palazzo Ducale, senza dubbio modellato su questo dipinto, fu purtroppo distrutto da un incendio nel 1577.
Jacopo TINTORETTO
Doge Pietro Loredano (1567-1570)
oil on canvas
109.5 x 93.0 cm
National Gallery of Victoria, Melbourne
Felton Bequest, 1928
3677-3