The attribution of Old Master paintings is fluid at times, as ongoing research brings to light new information. The National Gallery of Victoria’s enigmatic Profile portrait of a lady, c. 1475, acquired in 1946 as a work by the great fifteenth-century Florentine painter Paolo Uccello, is still acknowledged as a masterpiece of early Italian portraiture but is not currently given to the hand of any known artist. Conversely, St George slaying the dragon, which was acquired in 1949 as a Sienese painting, is currently attributed by many scholars to Uccello.
As scholar Ursula Hoff notes in the publication European Paintings before 1800 in the National Gallery of Victoria (1995), this beautiful painting relates to two different versions of the St George myth. According to the mid-thirteenth century account in Jacopo da Voragine’s Golden Legend, the people of Silene in Libya had been sacrificing their children to a dragon, in the vain hope of appeasing it. When it came time for the daughter of the king to be sacrificed, St George rode out against the dragon and subdued it, allowing the princess to lead the creature captive into the city. While acknowledging this narrative, the Melbourne panel more closely follows the slightly later version of the story, told by Petrus de Natalibus in his Heiligenleben of c. 1370, in which St George slays the dragon by beheading it with his sword. In the painting, the archetypal confrontation between good and evil is conveyed through the contrast presented by the spiky, bat-like black dragon and the saint with his sleekly rounded protective armour, and by the counterposing of the black monster and the saint’s white horse. The battle between St George and the dragon is presided over by the figure of God the Father.
The painting was recommended for acquisition in 1949, by the Felton Bequest Adviser A. J. L. McDonnell, as a work by the Sienese artist Domenico di Bartolo (c. 1400 – c. 1445). This attribution, first posited by Raimond van Marie in 1927, was supported by Sir Kenneth Clark, who was also advising the Gallery at the time the work was purchased. In 1928, however, the Italian scholar Roberto Longhi had given this panel to the school of Paolo Uccello. In an influential article in Paragone Arte in 1980, Carlo Volpe argued that the painting should be returned to the hand of Uccello. Since that time, a firm attribution to Uccello has been supported by numerous scholars, including Alessandro Angelini (1990), Franco and Stefano Borsi (1994), Anna Padoa Rizzo (1997), Laurence B. Kanter (2000), and Hugh Hudson (2002).
Ted Gott, Senior Curator, International Art, National Gallery of Victoria
L’attribuzione dei dipinti dei Grandi Maestri è a volte fluida, in quanto le ricerche in corso portano continuamente alla luce nuove informazioni. L’enigmatico Profilo di dama, 1475 circa, all’epoca della sua acquisizione da parte della National Gallery of Victoria nel 1946, era considerato essere opera del grande pittore fiorentino del Quattrocento Paolo Uccello, e nonostante sia tuttora riconosciuto come un capolavoro della prima ritrattistica italiana, non è attualmente attribuito alla mano di alcun artista noto. Al contrario, San Giorgio e il drago, acquisito nel 1949 come dipinto senese, è attualmente attribuito da molti studiosi a Paolo Uccello.
Come nota la studiosa Ursula Hoff nella pubblicazione European Paintings before 1800 in the National Gallery of Victoria (1995) (Dipinti europei prima del 1800 nella National Gallery of Victoria), questo bellissimo dipinto è legato a due diverse versioni del mito di San Giorgio. Secondo il racconto della metà del XIII secolo contenuto nella Legenda Aurea di Jacopo da Voragine, gli abitanti di Silene, in Libia, sacrificavano i loro figli a un drago, nella vana speranza di placarlo. Quando giunse il momento di sacrificare la figlia del re, San Giorgio affrontò il drago e lo sottomise, permettendo alla principessa di condurre la creatura prigioniera in città. Pur riconoscendo questa narrazione, il pannello esposto a Melbourne segue più da vicino la versione leggermente successiva della storia, raccontata da Petrus de Natalibus nel suo Heiligenleben del 1370 circa, in cui San Giorgio uccide il drago decapitandolo con la sua spada. Nel dipinto, il confronto archetipico tra il bene e il male è trasmesso attraverso il contrasto tra il drago nero, appuntito e simile a un pipistrello, e il santo, con la sua armatura protettiva elegantemente arrotondata, nonché attraverso la contrapposizione tra il mostro nero e il cavallo bianco del santo. La battaglia tra San Giorgio e il drago è presieduta dalla figura di Dio Padre.
Il dipinto fu raccomandato per l’acquisizione nel 1949, dal consulente del Felton Bequest A. J. L. McDonnell, come opera dell’artista senese Domenico di Bartolo (1400 ca. – 1445 ca.). Questa attribuzione, proposta per la prima volta da Raimond van Marie nel 1927, fu sostenuta da Sir Kenneth Clark, il quale prestava servizi di consulenza alla Galleria al momento dell’acquisto dell’opera. Nel 1928, tuttavia, lo studioso italiano Roberto Longhi attribuì l’opera alla scuola di Paolo Uccello. In un autorevole articolo apparso su Paragone Arte nel 1980, Carlo Volpe sostenne che il dipinto doveva essere restituito alla mano di Uccello. Da allora, l’attribuzione a Uccello è stata sostenuta da numerosi studiosi, tra cui Alessandro Angelini (1990), Franco e Stefano Borsi (1994), Anna Padoa Rizzo (1997), Laurence B. Kanter (2000) e Hugh Hudson (2002).
Ted Gott, Curatore Senior, Arte internazionale, National Gallery of Victoria
Paolo UCCELLO
Saint George slaying the dragon (c. 1430)
oil, tempera and silver leaf on wood panel
62.2 x 38.8 cm
National Gallery of Victoria, Melbourne
Felton Bequest, 1949
2124-4