Although the Bible is the key text for the Christian religion, it is not the only source of inspiration for artists creating Christian imagery: the Golden Legend, by the thirteenth-century Genoese cleric, Jacobus de Voragine has also proved a rich source of material for artists. The collection of stories, recorded by Voragine, includes many anecdotes about saints who were active after Christ’s lifetime, often featuring their miracles and other significant events in their lives. Voragine’s writings became known as the Golden Legend because they were thought to be worth their weight in gold. Many artists have based paintings on these manuscripts, including Cola dell’Amatrice, who painted this work illustrating the finding of the true cross upon which Christ was crucified.
Cola’s painting is a very literal interpretation of Voragine’s text. It features a crucial moment in the life of Saint Helena (c. 238–328), who was the mother of Constantine the Great, the first Christian emperor of Rome. She converted to Christianity not long after her son and made a pilgrimage to Jerusalem in search of the cross, which had not been seen in over two hundred years since the crucifixion. With the assistance of a wise man named Judas, the three crosses upon which Christ and the two thieves were executed were found, buried on Golgotha, the site of the crucifixion. Their excavation is alluded to by the man holding the digging implements on the left of the painting.
Once the crosses were exhumed, it was impossible to immediately identify which one bore Christ. To solve the dilemma, Judas then laid each cross on the body of a recently deceased young man. When the ‘true cross’ was placed on the corpse, he miraculously came to life, thus identifying this most holy of relics. The man in the turban holding the cross is probably Judas. The moment Cola has painted comes just after the young man rose from the dead. He is probably the figure in blue, just to the right of Saint Helena, the central figure in the painting who delicately holds the cross. The intimacy of how Saint Helena relates to the cross through her light touch and loving gaze towards it, is reminiscent of the pietà, where the Virgin Mary cradles the body of her dead son, or in a depiction of the Virgin and Child, where she carefully holds the baby Jesus.
The Finding of the true cross was originally part of the high altar in the Gothic church of San Francesco in Ascoli Piceno, a town in the south of the Marches region of Italy. It is believed that it was the central panel of the upper section of the altarpiece. The altar was dismantled at the end of the eighteenth century, and the paintings have been preserved in various galleries and museums around the world.
Most of the panels from the main altar have a similar gold background to that seen in Finding of the true cross and feature the subtle brocade pattern throughout the fields of gold. This element has been punched into the layer of gold leaf that covers much of the wood panel upon which the work is painted. Thousands of these lightly hammered holes add texture to the work, which is of exceptional craftsmanship. The gold backgrounds are symbolic of heaven, and although this is a Renaissance period altar they provide a deliberately archaising element which is in keeping with the period of San Francesco’s Gothic architectural style. Seen together, they would have been quite monumental and spectacular. Unfortunately, the decorative architectural setting of the altar has not been recorded.
Fragments of the cross upon which Christ died were the most prized of all relics, representing a physical link to the body of the Saviour. The wood was brought back to Constantinople where it was coveted by many. A supposed piece of the true cross was placed beneath the main altar in San Francesco.
Cola was a fitting artist to receive this important commission in Ascoli Piceno. He was born nearby in Amatrice, in the Abruzzo region, but spent most of his active life in Ascoli Piceno. Many of his paintings are still in Ascoli Piceno.
Sebbene la Bibbia sia il testo chiave della religione cristiana, non è l’unica fonte di ispirazione per gli artisti che creano opere a tema religioso: anche la Legenda Aurea, del chierico genovese del XIII secolo Jacopo da Varazze, si è infatti rivelata una ricca fonte di materiale per gli artisti. La collezione di storie raccolta da Jacopo da Varazze comprende molti aneddoti su santi e sante che hanno operato posteriormente alla morte di Cristo, e spesso include i loro miracoli così come altri eventi significativi della loro vita. Gli scritti di Jacopo da Varazze divennero noti come la Legenda Aurea in quanto si riteneva che valessero come l’oro. Molti artisti si sono basati su questi manoscritti, tra cui Cola dell’Amatrice, che ha dipinto quest’opera che illustra il ritrovamento della Vera Croce su cui Cristo fu crocifisso.
Il dipinto di Cola è un’interpretazione molto letterale del testo di Jacopo da Varazze. L’opera rappresenta un momento cruciale della vita di Sant’Elena (238-328 circa), madre di Costantino il Grande, il primo imperatore cristiano di Roma. Sant’Elena si convertì al cristianesimo poco tempo dopo il figlio e si recò in pellegrinaggio a Gerusalemme alla ricerca della croce, che nessuno aveva più visto a distanza di oltre duecento anni dalla crocifissione. Con l’aiuto di un saggio di nome Giuda, le tre croci su cui Cristo e i due ladroni furono giustiziati vennero ritrovate sepolte sul Golgota, il luogo della crocifissione. Il loro ritrovamento sotto terra è suggerito dall’uomo che tiene in mano gli attrezzi da scavo sulla sinistra del dipinto.
Una volta riesumate le croci, era impossibile identificare immediatamente quale fosse quella su cui era stato crocifisso Cristo. Per risolvere il dilemma, Giuda pose allora ogni croce sul corpo di un giovane recentemente deceduto. Quando la “Vera Croce” fu posta su uno dei cadaveri, il giovane ritornò miracolosamente in vita, rendendo così possibile l’identificazione della più santa delle reliquie. L’uomo con il turbante che regge la croce è probabilmente Giuda. Il momento dipinto da Cola è quello immediatamente successivo alla resurrezione del giovane. Si tratta probabilmente della figura in blu, appena a destra di Sant’Elena, la figura centrale del dipinto che regge la croce con delicatezza. L’intimità con cui Sant’Elena si relaziona alla croce attraverso il suo tocco leggero e lo sguardo amorevole verso di essa, ricorda la Pietà, in cui la Vergine Maria culla il corpo del figlio morto, o quella di una raffigurazione della Vergine con il Bambino, in cui la Madonna regge con cura il bambino Gesù.
Il Ritrovamento della Vera Croce faceva originariamente parte dell’altare maggiore della chiesa gotica di San Francesco ad Ascoli Piceno, una città situata nel sud delle Marche. Si ritiene che fosse il pannello centrale della sezione superiore della pala d’altare. L’altare fu smontato alla fine del XVIII secolo e i dipinti sono stati conservati in varie gallerie e musei sparsi per il mondo.
La maggior parte dei pannelli dell’altare principale ha uno sfondo dorato simile a quello visto nell’opera Rirovamento della Vera Croce e si distingue per il sottile motivo a broccato che ricopre i campi d’oro. Questo elemento è stato impresso nello strato di foglia d’oro che ricopre gran parte del pannello di legno su cui è dipinta l’opera. Migliaia di fori leggermente martellati aggiungono consistenza all’opera, che è di eccezionale fattura. Gli sfondi dorati simboleggiano il paradiso e, sebbene si tratti di un altare di epoca rinascimentale, forniscono un elemento volutamente arcaizzante, in linea con il periodo dello stile architettonico gotico della chiesa di San Francesco. Visti insieme, avrebbero assunto sicuramente un aspetto monumentale e spettacolare. Il contesto architettonico decorativo dell’altare non è purtroppo stato documentato.
I frammenti della Croce su cui Cristo morì rappresentavano la reliquia più preziosa di tutte, in quanto tracciavano un legame fisico con il corpo del Salvatore. Il legno fu portato a Costantinopoli dove era ambito da molti. Un presunto pezzo della Vera Croce fu posto sotto l’altare principale della chiesa di San Francesco.
Cola era dunque un artista adatto a ricevere questa importante commissione ad Ascoli Piceno, in quanto originario della vicina città di Amatrice, in Abruzzo, anche se trascorse la maggior parte della sua vita attiva proprio nella città marchigiana. Molte delle sue opere sono tutt’oggi lì custodite.
COLA dell'Amatrice
The finding of the True Cross (c. 1516)
tempera and oil on wood panel
90.0 x 196.5 cm
National Gallery of Victoria, Melbourne
Felton Bequest, 1954
3078-4